La Scala della Carità. Commento all'enciclica 'Deus Caritas Est'

ISBN 978-88-401-4024-7

Pagine 328

Formato 17x24

Editore Urbaniana University Press

La Scala della Carità. Commento all'enciclica 'Deus Caritas Est'

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Cartaceo 2007 978-88-401-4024-7 Non disponibile


La scala della caritàCommento all’Enciclica Deus caritas est “Nella mia prima enciclica desidero parlare dell’amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato agli altri” – esprimendo questo desiderio, Benedetto XVI inaugura il suo magistero per la Chiesa universale. Consapevole che un problema di linguaggio oggi ostacola la comprensione de “L’unità dell’amore di Dio nella creazione e nella storia della salvezza”, nella prima parte affronta subito la questione semantica della parola ‘amore’ per far luce sui modi con cui individuate concezioni storico-culturali hanno significato le varie forme d’amore. “Il termine ‘amore’ – scrive - è oggi diventato una delle parole più usate e anche abusate, alle quali annettiamo accezioni del tutto differenti” (n. 2).  Ma se utilizziamo una medesima parola per indicare realtà totalmente diverse non è forse perché in fondo sappiamo che l’amore, pur nella diversità delle sue manifestazioni, “in ultima istanza è uno solo”? (ibid.). E se questo è l’interrogativo di fondo dell’Enciclica, il suo Autore si assume l’onere della dimostrazione che l’amore può essere ‘uno solo’, ‘per tutti’ e ‘per sempre’. Il Pontefice si dirige allora verso quella forma d’amore che tutte le altre perfeziona e compie nel congiungere tanto l’originario e molteplice fenomeno umano dell’amare quanto l’eros di Dio per l’uomo che, totalmente agápé, è gratuitamente donante e perdonante, e che, sempre unificante, “promette infinità, eternità” (n. 5. e cf. n. 10). Come a far propria la viva coscienza dell’esperienza cristiana post-pasquale - espressa nella formula “Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto” di 1 Gv 4, 16 -  il Pontefice centra una medesima credibilità: quella del Vangelo della carità di Dio e quella  della Chiesa quale “comunità d’amore”. Dalla manifestazione in Gesù Cristo della vita divina, discende infatti la trasmissione caritativa della fede cristiana, così che “l’amore cresce attraverso l’amore”. “L’amore – spiega il Pontefice prima di presentare, nella seconda parte, “L’esercizio dell’amore da parte della Chiesa” - è ‘divino’ perché viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una sola cosa, fino a che, alla fine, Dio sia ‘tutto in tutti’ (1 Cor 15, 28 – n. 18)”.  Se il significato e il messaggio dell’Enciclica vengono chiaramente contestualizzati dallo stesso Pontefice - “in un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza” (n. 1) -, il suo contenuto condensa l’essenza stessa della permanente novità del Cristianesimo: all’uomo è offerto di legare la realtà del proprio amore a quello divino e, di conseguenza, l’amore di Dio e l’amore del prossimo diventano per lui un solo grande amore, proprio quella carità che non potrà non comprendere la totalità della sua esistenza e delle sue relazioni, e non potrà non purificarlo ed elevarlo per condurlo al di là di se stesso, verso il Divino, nel Noi eterno.  La metafora della “scala, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo”, già invocata da Fulgenzio di Ruspe per indicare la vitalità della carità, è stata scelta per orientare l’articolato ‘commentario’ alle riflessioni e puntualizzazioni delle due parti dell’Enciclica. In questo numero monografico della rivista Euntes Docete convergono, in una continuità di discorso, ben 19 approfondimenti tematici, scritti da Docenti delle varie Facoltà e Istituti della Pontificia Università Urbaniana, e distribuiti secondo la successione di tre ambiti di studio, l’antropologico, il biblico-teologico, il pratico e missiologico (cf. Editoriale, Ilunga). In avvio il discorso umano sulla potenza e sui limiti dell’amore di ersos/philia che prelude al discorso cristiano sulla manifestazione dell’amore ablativo, l’agápé (cf. Miccoli e Vendemiati). L’indagine, nei due Testamenti, sulla rivelazione progressiva di questo amore prosegue in specchiati studi esegetici (cf. Carbone, Spreafico, Scaiola, Biguzzi, Amici). Quindi l’illustrazione teologica della specificità (novitas) cristiana della carità (cf. Dotolo, Miralles, Genovese). Il discorso si estende infine alle dimensioni fondamentali della vita della Chiesa e alla complessità degli aspetti pastorali e missiologici del suo ministerium amoris (cf. Gargano, Minambre, Zuccaro, Mazzolini, Colzani, Barreda, Ferdinandi, Fumagalli).