Negli ultimi decenni l’invito a riprendere in mano la teologia dell’ispirazione si è fatto sempre più pressante. Si sono pronunciati in tal senso un importante Simposio promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (1999), il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio (2008), l’esortazione postsinodale di Benedetto XVI Verbum Domini e l’ultimo documento della Pontificia Commissione Biblica su Ispirazione e Verità della Sacra Scrittura. La parola che viene da Dio e parla di Dio per salvare il mondo (2014). Le grandi immagini patristiche dell’agiografo plettro, strumento, recettore di un dettato, come anche il più recente profeta messaggero, o uomo su cui soffia lo Spirito favorendo in lui l’evento della Parola, conoscono elementi di parzialità. Meglio sarebbe porre al centro il concetto di relazione. Tra Dio e l’agiografo è in atto una relazione di amicizia, che deve giocoforza crescere insieme, richiedendo un coinvolgimento di scelta nel partner umano. Se fosse una realtà già cresciuta non sarebbe una relazione, ma un elemento preconfezionato, da assumere a prescindere. Dio, invece, non impone mai la relazione, ma la costruisce sempre insieme con i suoi agiografi. Relazione straordinaria, tale da sconvolgere visioni precostituite che dovranno oramai essere passate al vaglio di quella novità assoluta che sta prendendo vita all’interno della storia di alcuni uomini di Dio, prima di estendersi attraverso parole e scritti alla storia della gente che vive attorno a loro.
Autori e Curatori
Pasquale Basta è professore di Teologia biblica presso la Pontificia Università Urbaniana, oltre che docente invitato al Pontificio Istituto Biblico di Roma per il corso di Ermeneutica biblica. Ha pubblicato Gezerah Shawah. Storia, forme e metodi dell’analogia biblica (Roma 2006); Abramo in Romani 4. L’analogia dell’agire divino nella ricerca esegetica di Paolo (Roma 2007); insieme a P. Bovati, «Ci ha parlato per mezzo dei profeti». Ermeneutica biblica (Roma-Cinisello Balsamo 2012). Ha al suo attivo numerosi articoli intorno ai suoi due campi principali di ricerca, che riguardano il corpus paulinum (con particolare riferimento a questioni di intertestualità e sfondo rabbinico) e i dibattiti più attuali dell’ermeneutica applicata alla Scrittura.