Riduttivismo strutturalista, formalismo delle analisi linguistiche, fuga nelle mistiche dell'intuizionismo non rendono conto plausibilmente del "mistero" della parola che, al pari del volto umano, svela e nasconde, accenna e fa intendere molto di più di quanto si palesa nella realtà immediata che ci circonda. Per questo l'essenza del linguaggio umano chiama ancora la riflessione ad un più apprfondito intendimento. Metodo genealogico, analisi antropologica e speculazione metafisica lungi dall'escludersi reciprocamente, diventano prospettive convergenti a scioglere l'enigma del pensare nelle e con le parole che si consegnano all'artificio perfezionato del logos greco: la scrittura. Comprendere la fecondità inesausta della parola parlata e la subordinazione ad essa della scrittura polimorfa in ordine all'insorgere e al manifestarsi del pensiero umano, è punto di partenza ineludibile per approfondire filosoficamente le indagini sull'homo loquens, tra il retaggio del passato e le seduzioni utopiche dell'avvenire.
Autori e Curatori
Paolo Miccoli ha insegnato per quasi quarant’anni nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, dove ha anche diretto l’Istituto Superiore per lo Studio dell’Ateismo.